Ci sono loro,
strani individui
con l’anima più leggera
di una nuvola.
Loro,
poeti ingarbugliati
nelle rime di ogni giorno…
la più vera, la più ovvia,
donare con il cuore,
ancora… Amore.
Quanto è vero…VERO!
Ci sono loro,
a risvegliarti dal
torpore che t’infonde
la macchina del nulla.
A dirti quanto vali
se le ali
le dispieghi ancora,
ferite e sanguinanti.
Ci sono loro,
a dirti di stranezze disegnate nel vento,
a dirti quanto è vero il tuo sorriso,
se viene dopo quel dolore.
E ci sono ancora loro,
poeti…
senza più parole
che parlano da soli,
piangono in silenzio…
E nel silenzio
accarezzano l’immenso.
Giuseppe Auteri
Nell’ultima strofa si scorge un riferimento al noto poeta di Recanati (Giacomo Leopardi) e alla sua poesia più famosa “L’infinito”, dove l’autore si immagina che dietro quella siepe vi sia il mare di “Sovraumani silenzi e profondissima quiete” dove lui vi sprofonderebbe volentieri. Io, come tanti altri, mi trovai in queste profondità silenziose quando nacqui, e grazie al lavoro dei miei genitori, dei terapisti e dei professori , piano piano sono risalito in superfice a riacquistare la mia voce e, di conseguenza, il mio diritto a vivere.